Exposición «Gernika» en Florencia

«Oblivionem omnino fugiat et semper sit memor» dice san Benedetto nel VII capitolo della Regola: avvertiti dal suo sapiente magistero umano ed evangelico anche noi come lui vogliamo odiare l’oblio e custodire il più possibile in una sapiente memoria le linee intricate che da questo tormentato oggi riportano i nostri passi alla storia che ci precede 0per evitarne gli errori e per costruire un futuro migliore del presente che viviamo. Con questo spirito abbiamo voluto celebrare in questo anno il millenario di fondazione della Basilica di San Miniato al Monte e della nostra comunità monastica e con questo stesso spirito ospitiamo volentieri Gernika di Sofía Gandarias, ciclo pittorico esposto nei mesi scorsi nella celebre abbazia benedettina di Santo Domingo de Silos, nel cuore della Castiglia più bella. Una pittura forte ed espressiva che restituisce alla memoria del nostro sguardo, della nostra coscienza e del nostro discernimento un tragico capitolo della guerra civile in Spagna, sanguinario prologo di quanto poco dopo sarebbe successo in tutta Europa. Il 27 aprile del 1937 la cittadina basca di Guernica fu ferocemente bombardata da aerei tedeschi non senza il contributo, purtroppo, dell’aviazione italiana. Tutti abbiamo nella nostra memoria visiva l’austera forza espressiva con cui Pablo Picasso dipinse pochi mesi dopo quell’orrenda vicenda bellica. L’interpretazione di quella pagina di storia che viene qui offerta all’ammirazione sofferta e pensosa dei visitatori di San Miniato al Monte si svela nel forte contrasto cromatico del rosso e del nero che nella millenaria cripta romanica trova una sua simbolica e speranzosa consonanza. Nell’itinerario proposto dagli architetti medioevali la sosta nella cripta doveva infatti evocare la discesa nell’oscurità della morte e l’immersione nel sangue versato dal martire Miniato nel 250 dopo Cristo per affermare il primato evangelico della libertà del cuore contro ogni idolatria del potere. Questi due colori, così intensamente cupi ed espressivi di un dolore che nessuno può permettersi di dimenticare –oggi ancora si muore di violenza liberticida- si troveranno immersi nella luce che il sole, come ogni mattina da mille anni, effonderà nella penombra notturna di questa cripta per celebrare una reale possibilità pasquale per ogni sventura umana, fosse anche la distruzione efferata e sistematica di una città. Tre piccole monofore rivolte ad oriente ci ricordano infatti come l’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo è l’esperienza affidabile e credibile che del mistero di Dio la pasqua di Gesù comunica al cuore di chiunque abbia sete di speranza. Quelle tre piccole finestre, come le stelle della Commedia dantesca, ci invitano a non desistere dal desiderare pace, vita, giustizia e intramontabile luce per ogni vivente, quelle tre piccole finestre, incise dalla pregnanza simbologica di una millenaria architettura romanica, sapranno attenuare con garbo e rispetto i pur bellissimi colori di Sofía Gandarias perché la sua opera, oltreché memoria, sia più che mai inno di pace e celebrazione accorata di speranza per tutti noi e più ancora per i figli dei nostri figli.

Padre Bernardo, Abate di San Miniato al Monte. 9 agosto 2018, Festa di Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein) Compatrona d’Europa

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SOFÍA GANDARIAS